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«Volevi sapere cosa mi ha dato tanta determinazione. Sei stato tu. Tu mi hai messo in quel bordello. Mi hai forgiato nelle strade. Se sono qui ora e grazie a te. Sei tu che hai creato me. E per questo ti benedico.»

King Arthur – Il potere della spada (King Arthur: Legend of the Sword) è il secondo film di sempre che racconta le vicende e le avventure della leggenda di Re Artù. Film del 2017 diretto da Guy Ritchie (Snatch: Lo strappo; Lock and Stock – Pazzi scatenati), King Arthur ci narra l’incontro tra il Re di Camelot e la sua celebre spada: Excalibur.
Il protagonista della pellicola è Charlie Hunnam (Sons of Anarchy, Pacific Rim) impegnato ad interpretare colui che i racconti reclamano come “Re di Camelot”, ignaro delle sue origini e tormentato dal suo passato. Nel cast, inoltre, spiccano i nomi di Jude Law (Black Sea), il quale ha già lavorato con il regista in Sherlock Holmes, Eric Bana (Hulk, Troy) e Djimon Hounsou (Never Back Down: mai arrendersi, Blood Diamond: diamanti di sangue).
Nel regno di Camelot, Uther Pendragon (interpretato da Eric Bana), Re dei britannici, si trova a fronteggiare un attacco di un potente mago: Mordred. Grazie alla formidabile spada, forgiata da Mago Merlino per sconfiggere le forze del male “Excalibur”, Uther riesce a difendere il suo regno. Il complotto messo in atto da Vortigern (Jude Law), fratello padroneggiato dall’invidia di Uther, però, costringerà alla fuga il Re, la sua donna e il loro bambino da Camelot per evitare di essere uccisi, ma demoni e sortilegi implicano la separazione con l’erede diretto di Excalibur. La leggenda, infatti, narra che solo il figlio di Uther sarà degno di impugnarla. Da qui inizia la storia di Arthur, nome attribuitogli quando viene recuperato a Londinium da alcune prostitute, il quale negli anni dimostra da subito una grande capacità di adattamento nella società, per poi diventare un combattente esperto e a farsi diversi amici, ma che si troverà a fare i conti con il suo passato incontrando colui che gli ha portato via tutto.
Nonostante il flop che non ha poi dato il via ad un possibile sequel (incassi di 140 milioni su 175 milioni di budget), il film risulta scorrevole creando veramente poche pause narrative. Il più delle volte, infatti, la narrazione passa in secondo piano raccontando quasi la storia mentre, appunto, si sta già svolgendo. Guy Ritchie non abbandona il suo “stile” cinematografico anche ad una pellicola ambientata nel medioevo. Per gli amanti del genere e della tecnica del regista inglese, il film potrà essere apprezzato e molto piacevole.